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Da dove viene l’espressione: “Aèo!”, tipica del gergo romanesco?…Ce lo spiegano i romani del ghetto di Roma…

L’espressione “Aèo” ha radici storiche ben fondate.

Tutto inizia con la triste storia della bolla cum nimis absurdum di Papa Paolo IV Carafa del 1555 che portò gli ebrei romani ad essere segregati nel zona di Rione Sant’Angelo, meglio conosciuta come il Ghetto di Roma.

La bolla, però, provocò un danno assai più profondo. Infatti agli ebrei era consentito svolgere due soli mestieri: il commercio dei panni vecchi e il prestito del denaro. Tutto il resto, dalle attività alle libere professioni, era vietato.

Nei secoli questo portò allo svilupparsi un’attività oggi scomparsa, ma che allora era parte integrante del paesaggio urbano romano: quella del rigattiere, cioè colui che va in giro a recuperare oggetti vecchi ed inservibili per rimetterli in sesto per poi venderli di nuovo.

Furono centinaia gli ebrei romani che la praticavano, spostandosi per la città con carretti trascinati a mano o grandi sacchi sulle spalle.

Attiravano l’attenzione di potenziali compratori o venditori con un grido che equivaleva a una sorta di annuncio commerciale: “Aèo!”

Dopo il 1870, quando venne il tempo della libertà, furono proprio i commerci esercitati per secoli in condizione di oppressione, opportunamente sviluppati e ammodernati, a rappresentare i principali veicoli di progresso economico e sociale per la popolazione ebraica di Roma.

Un esempio paradossale se ne vedrà durante la seconda guerra mondiale, quando l’applicazione delle leggi raziali provocò a Roma una crisi nella raccolta di rottami destinati alla produzione bellica.

Infatti le aziende metallurgiche ebraiche furono costrette alla chiusura, ma esse erano certamente più esperte in questo mestiere perché lo praticavano con maggiore serietà dei concorrenti non ebrei.

Queste aziende rappresentavano il grosso dell’intero settore, la loro esclusione mandò nel caos l’intera raccolta, considerata molto importante in quanto finalizzata all’attività della causa bellica.

Un funzionario dell’Ente nazionale fascista della cooperazione, nel 1942, riconobbe questa errore lamentandosi dell’incontrollato aumento dei prezzi degli stracci e dei rottami iniziato quando gli ebrei erano stati estromessi dalla loro compravendita.

La questione è assai più lunga e controversa, ma per saperne di più e conoscere molto altro della storia della Città eterna vi invito a seguirmi in uno dei miei tour, come quello del quartiere ebraico di Roma.

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Vi aspetto!

La foto pubblicata viene dai 120 acquerelli di “Roma Sparita” di Ettore Roesler Franz

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