Storie di Roma per bambini: Scalini e Scalinate
Ciao bambini! Roma è così grande che, tra i mille monumenti e statue che si ritrova, ci sono anche scalini e scalinate con delle storie pazzesche! Andiamoli a scoprire insieme.
La scalinata di piazza di Spagna ha un’origine molto intricata. Il progetto per la sua costruzione nacque dall’esigenza rendere la chiesa della SS. Trinità dei Monti più accessibile (prima si poteva raggiungere solo attraverso stradine laterali). Nel 1660, quindi, il cardinale Mazzarino scrisse da Parigi all’abate Benedetti, suo agente in Roma, affidandogli l’incarico di invitare i migliori architetti a presentare progetti per una bellissima scalinata di costo non superiore a 80 mila scudi. Ma non se ne fece nulla a causa della morte del cardinale avvenuta nel successivo anno 1661. Un diplomatico francese, Stéphan Guéffier dispose allora «che ventimila scudi fossero impiegati per fabbricare il più presto che far si potrà li gradi avanti la chiesa della Trinità conforme al modello che si troverà con questo mio testamento e questo dal medesimo che ha fatto detto modello, che la spesa non ascenderà a diciotto mila scudi, il che non ostante io ho qui aggiunto doi mila scudi per farlo più bello». Ma anche questa volta il progetto non andò in porto. Si giunse così all’anno 1723 quando fu posta «la prima pietra secondo il progetto scelto fra una ventina di altri, di Francesco de Sanctis», il quale teneva conto sia della prospettiva da via de’ Condotti, sia della chiesa sovrastante dedicata alla SS. Trinità.
Nell’esecuzione si concepirono tre corpi di scale separati da un grande ripiano e dalla piazza. «In dividere e ripartire la scalinata si è procurato di alludere al titolo della chiesa, e principalmente con tre scalini e suo riposo, quali imboccano in tre scale centinate, divise da seditori, e ciascheduna di dette tre scale ripartita viene in tre branchi uguali… quali branchi riduconsi poi in un solo scalone nel mezzo, essendo centinato in forma tale che rassembra tre scale in una».
Vi voglio raccontare, adesso, dello scalino “comodo” di palazzo Ruspoli. Quando a Roma, fin verso la fine dell’Ottocento, impazzava il Carnevale e la via del Corso, festosamente addobbata, era percorsa da una infinità di gente mascherata, le signore potevano godersi da vicino lo spettacolo prenotando una delle sedie disposte in fila che si affittavano sullo scalino di palazzo Ruspoli, una specie di marciapiede sopraelevato che costituiva un punto d’incontro segreto e più o meno organizzato con possibilità… di futuri sviluppi. Ne fa chiaro riferimento Massimo D’Azeglio ne “I miei ricordi”. Dice infatti: «Questo scalino era un marciapiede alto circa 70 cm dal piano del Corso. Su di esso stava una fila di sedie di paglia che venivano ad occupare le signore mascherate. La gente che passeggiava davanti allo scalino si trovava così ad averle ad un’altezza infinitamente comoda per far conversazione più o meno intima e segreta, secondo le disposizioni delle parti. È chiaro che vi era un ostacolo da superare a chi desiderasse di avere un colloquio con una signora invisibile il resto dell’anno: riconoscerla allo scalino. Mi ricordo in questo genere aver eseguito, in certa occasione, un vero “tour de force” di diplomazia. Mi trovavo appunto con un gran desiderio di parlare un po’ cor modo con una signora alla quale non ero presentato. Riuscii ad essere informato che, volendo ella il giovedì grasso andare al famoso scalino, cercava un mantello da uomo, come usavano allora; e tanto m’andai ingegnando che riuscii a farle giungere nelle mani e scegliere il mio, senza che sapesse di chi fosse. Così la difficoltà d’incontrarla cadde da sé. Questo scalino è dunque il terreno neutro sul quale s’incontrano, s’imbrogliano o s’accomodano i mille interessi della vita amorosa…».
Un’altra piccola scalinata con una storia molto particolare si trova nel palazzo Colonna, davanti alla pinacoteca in cui è custodita la collezione dell’importante famiglia. Nel 1848, a seguito delle note vicende romane, una palla di cannone sparata dal Gianicolo, dopo aver sfondato una finestra andò ad incastrarsi proprio sugli scalini e lì è rimasta, per quel tipico sentimento conservatore che è una prerogativa dei romani di razza. Nei giorni in cui la galleria è aperta al pubblico, un cameriere di casa Colonna è incaricato di avvertire i visitatori dello storico inconveniente.
Lo avreste mai detto che a Roma ci fossero così tanti gradini famosi? Vi aspetto alla prossima!