Storie di Roma per bambini: l’invito del defunto di Santa Prassede
Fra la terza e la quarta colonna della navata destra della chiesa di S. Prassede è collocata sul pavimento una lastra tombale rettangolare di marmo bianco, in buono stato di conservazione, raffigurante un defunto visto di faccia e con abiti da pellegrino. Il defunto chiede al visitatore di fermarsi. Non lo dice, ovviamente, ma lo lascia intendere con la posizione della sua mano sinistra. Un invito ad osservare, a riflettere, a meditare, forse anche ad… ammirare il suo “ritratto” eseguito da un anonimo marmoraro romano.
La figura del defunto è incisa al centro della lastra, con la testa coperta da un cappello a larghe falde decorato da una conchiglia, simbolo, appunto, di pellegrinaggio. Indossa un mantello di pelliccia, leggermente aperto verso l’alto e, sotto, la tunica, più lunga, che arriva fino ai piedi coperti da calzature. La mano destra, che esce dalla pelliccia, poggia su un bastone adorno di cinghia e fornito di puntale. La mano sinistra esce anch’essa dalla pelliccia ed è alzata verso il petto con la palma rivolta in fuori, come per dire, appunto, al visitatore di fermarsi. Porta a tracolla, da destra verso sinistra, una borsa, al centro della quale si nota una conchiglia rovesciata. Tutt’intorno alla figura, incisa lungo i quattro lati, si legge, dall’alto a sinistra la seguente epigrafe in latino medioevale:
ISTVD EST SEPVLCR
V IOHIS MONTIS OPVLI SPECIARII QVOD VOS ESTIS EGO
FVI Q. SVM VOS ERIT
IS ORETIS PRO ME PECCATORE AGITE POENITENTIAM
(Questa è la tomba di Giovanni da Montopoli, speziale. Ciò che voi siete io fui, ciò che io sono voi sarete. Pregate per me peccatore. Fate penitenza).
In base all’abbigliamento del defunto e ai caratteri epigrafici l’iscrizione si fa risalire alla fine del XII secolo.
La tomba era originariamente al centro della chiesa e vi rimase certamente fino al 1725; venne spostata, forse in seguito a lavori di ristrutturazione, nel luogo dove oggi si trova.
Non è stato possibile rintracciare nessun’altra notizia del personaggio oltre a quelle contenute nell’iscrizione tombale, e cioè la provenienza da Montopoli e la professione di speziale, ossia farmacista. Non è facile neanche stabilire se la località indicata abbia riferimento a Montopoli di Sabina, in provincia di Rieti, o a Montopoli di Val d’Arno, presso Pisa. La professione esercitata dal defunto potrebbe far propendere per la seconda cittadina, soprattutto in considerazione del fatto che “l’arte dei medici e speziali”, una delle sette arti maggiori nell’ordinamento corporativo di Firenze nell’ultimo Medioevo, era largamente diffusa in Toscana.
L’originaria posizione della sepoltura al centro della chiesa potrebbe comunque essere stata riservata a persona di un certo prestigio che aveva legato il suo nome alla chiesa stessa per speciali benemerenze anche acquisite in fin di vita. Il costume da pellegrino lascia infatti presumere che Giovanni da Montopoli sia deceduto incidentalmente a Roma durante un viaggio di devozione. E un anonimo marmoraro romano lo ritrasse sulla lastra tombale in atto di invitare i visitatori della chiesa a riflettere sulla caducità della vita.