Storie di Roma per bambini: le colonne di Roma

Storie di Roma per bambini: le colonne di Roma

Colonna dell’Abiura all’Esquilino

La Colonna dell’Abiura trova in piazza di S. Maria Maggiore e fu fatta erigere nel 1596 dal francese Charles Anisson per commemorare la conversione di Enrico IV, re di Francia, che sotto il pontificato di Clemente VIII (1592-1605) aveva abiurato il protestantesimo con apposita cerimonia svoltasi in San Pietro il 17 settembre 1595, concedendo così un notevole trionfo alla Chiesa. L’abiura avvenne “per legatos” (cioè “per mezzo di ambasciatori”) in quanto il re, non potendo essere presente a Roma, aveva delegato Jacques Du Perron e Arnaud d’Ossat, i quali, inginocchiati davanti al pontefice in trono, giurarono solennemente in sua vece sulla professione di fede tridentina. 

Il ricordo dello storico avvenimento è costituito, appunto, dalla colonna detta dell’abiura che, originariamente inclusa in un elegante tabernacolo (rovinato nel febbraio 1744), era situata davanti alla chiesa di S. Antonio all’Esquilino, nell’attuale via Carlo Alberto. Rimossa nel 1875 per esigenze di viabilità, la colonna rischiò di essere distrutta perché ritenuta erroneamente commemorativa della strage di San Bartolomeo. Fu salvata dall’intervento in Consiglio Comunale di Guido Baccelli e di Terenzio Mamiani che nel 1881 ne ottennero la collocazione sul lato destro della basilica di Santa Maria Maggiore, come si legge nel lato posteriore della base:

S.P.Q.R.

QUESTA COLONNA

GIÀ ERETTA

PRESSO LA PIAZZA DELLA BASILICA

DIRIMPETTO ALLA CHIESA DI S. ANTONIO

FU QUA TRASPORTATA

A CAUSA DELLA NUOVA DISPOSIZIONE DEI LUOGHI

PER CURA DEL COMUNE DI ROMA

NELL’ANNO MDCCCLXXXI 

La base quadrata di marmo bianco reca gli stemmi di Clemente VIII, del re di Francia e di Benedetto XIV che la fece restaurare nel 1745; sopra di essa s’innalza la colonna di granito rosso, alta tre metri e mezzo, che termina con un capitello classico sormontato da una croce marmorea, alle cui estremità fioriscono bronzei gigli di Francia, e recante da un lato il Crocifisso, dall’altra una graziosa Madonna orante.  Da notare che la colonna che sostiene la croce è la fedele riproduzione di un affusolato cannone cinquecentesco, disposto in senso verticale, sul cui fusto si legge: «In hoc signo vinces» (cioè “sotto questo segno vincerai”). Non è ben chiaro se l’iscrizione si riferisca alla croce o al cannone!

 

La Colonna Antonina

Secondo il progetto di papa Clemente XI (1700-1721), al centro della piazza di Montecitorio si sarebbe dovuto innalzare l’alta e bellissima colonna di granito rosso dedicata ad Antonino Pio e ritrovata nel 1705 nell’attiguo orto dei Frati della Missione. L’incarico venne affidato a Francesco Fontana ma il trasporto non riuscì e la colonna crollò a terra. Pasquino non si lasciò sfuggire l’occasione per scoccare la solita frecciatina fornendo contemporaneamente un saggio consiglio: 

Levatemi dal cul tanta canaglia

chi vuol ch’io vada al desiato luogo

faccia venir da me mastro Zabaglia

Il consiglio non fu seguito e il noto architetto-artigiano (creatore della categoria dei “sampietrini”) non venne chiamato. Successivamente, Benedetto XIV fece trasportare nel Cortile della Pigna il magnifico basamento in marmo bianco già destinato a sostenere la colonna, la quale, invece, ridotta in lastre, venne utilizzata per riparare l’obelisco, già gnomone della grande meridiana di Campo Marzio, che Pio VI fece trasportare sulla piazza dove oggi si trova e sul quale sono chiaramente visibili, per differenza di colore, i rattoppi ai quali fu miseramente destinata la colonna Antonina.