Storie di Roma per bambini: le colonne di Roma pt.4

Storie di Roma per bambini: le colonne di Roma pt.4

Colonnacce al Foro di Nerva 

Le “Colonnacce” sono un riferimento topografico popolare che frequentemente ricorre in antichi documenti sia per specificare la zona compresa tra via della Croce Bianca e via Alessandrina, ambedue scomparse, e sia, soprattutto, per indicare due colonne pertinenti allo pseudo portico di uno dei lati lunghi del Foro di Nerva, del quale esse costituiscono l’unico avanzo. Sulle pareti residue dell’attico e del fregio, riccamente decorati, sono ancora visibili, scolpite in bassorilievo, rispettivamente la figura della dea Minerva e scene di lavori femminili (Minerva era la protettrice dell’artigianato ed aveva un tempio nelle adiacenze) attinenti al mito di Aracne. 

 

Colonne di Veio nel palazzo Wedekind 

Eretto verso la fine del XVII secolo, il palazzo che fa da sfondo a piazza Colonna, dopo aver ospitato per decenni vari uffici pubblici, nel 1814, per volontà di papa Pio VII, divenne sede della Computisteria Camerale e della Direzione Generale delle Poste Pontificie. Nel 1815 l’architetto Giuseppe Valadier aveva progettato una nuova sistemazione dell’edificio con l’aggiunta di un portico, utilizzando a tal fine alcune colonne trovate a Veio durante gli scavi eseguiti dai fratelli Giorgi, tra il 1812 e il 1817, nell’area del tempio di Apollo. Ma il progetto non ebbe séguito e quando, nel 1832, papa Gregorio XV decise di ristrutturare il palazzo affidandone l’incarico a Pietro Camporese il Giovane (che condusse a termine i lavori nel 1838), l’architetto, seguendo la proposta a suo tempo suggerita dal Valadier, nella rinnovata costruzione inserì un portico costituito da 12 colonne ioniche scanalate di marmo lunense (undici delle quali con i rispettivi capitelli), rinvenute, appunto, a Veio, e quattro colonne di imitazione (assai simili e quindi non facilmente riconoscibili), tutte erette su altrettanti basamenti cubici di travertino. Sul fregio dell’edificio fu posta la seguente iscrizione: 

GREGORIVS XVI PONTIF. MAXIM. ANNO MDCCCXXXVHI 

FRONTEM AEDIFICII EXORNANDVM 

PORTICVM VEIORVM COLVMNIS INSIGNEM ADSTRVENDAM

CVRAVIT 

(Gregorio XVI Pontefice Massimo nell’anno 1838 fece decorare la facciata dell’edificio e vi fece aggiungere il Portico di Veio, notevole per le sue colonne). 

Sopra il portico fu costruita una grande terrazza “per passeggio scoperto”. 

Le Poste, ad eccezione di un breve periodo (1852) durante il quale furono trasferite a Palazzo Madama, rimasero nell’edificio di piazza Colonna fino al 1876, quando esso venne acquistato dal banchiere Wedekind che nel 1879 lo fece ristrutturare dall’ingegnere Giovanni Gargiolli e dall’architetto Giovanni Battista Giovenale (1879). In quella occasione furono eliminati i due orologi (uno diurno e l’altro notturno che segnavano rispettivamente le ore all’uso italiano e francese) e l’iscrizione commemorativa che si trovava al centro di essi nella parte superiore della vecchia facciata; e al centro dell’attico modificato venne collocato un solo orologio tuttora esistente.

Dopo i restauri il palazzo ospitò il Circolo Militare Francese, il Circolo degli Ufficiali Pontifici e, infine, il Circolo Nazionale che nel 1891 si fuse con l’Associazione della Stampa. Dal 1944 è la sede storica del quotidiano “Il Tempo”.