Storie di Roma per bambini: le colonne di Roma pt.3
Colonna Traiana: primo documentario
Quando l’imperatore Traiano fece erigere da Apollodoro di Damasco un nuovo Foro a Roma, volle che in mezzo ad esso s’innalzasse una colonna dell’altezza del monte da lui fatto spianare per liberare un’area di 250 m di lato occorrente per realizzare la complessa costruzione. Assai più bella della colonna di Marco Aurelio, che ne è una imitazione e che porta già i segni della decadenza nell’intaglio più rozzo, nelle forme più pesanti e nella minor cura del dettaglio, la colonna Traiana aveva il duplice scopo di servire da sepoltura all’imperatore e di dimostrare la vastità delle opere guerresche da lui compiute nella Dacia, l’odierna Romania, tra il 101 e il 106 d.C.
Nella base, adorna di trofei di armi barbariche accatastate come un immenso bottino di guerra, si trova la cella in cui dopo la morte di Traiano, avvenuta in Cilicia l’11 agosto del 117, venne deposta l’urna contenente le sue ceneri riportata in patria dalla vedova Piotina e accolta in solenne trionfo dal popolo romano. Tutt’intorno al fusto della colonna si srotolano a spirale, come in una lunghissima pellicola, i 260 metri di fregio marmoreo istoriato che evocano i principali episodi delle due guerre daciche. Scene di combattimenti si alternano in pittoresco rilievo ad opere di pace, tra le quali, per esempio, la costruzione sul Danubio del celebre ponte di venti arcate e della lunghezza di un chilometro; appaiono anche sacrifici alle divinità per la riuscita delle imprese e poi ancora combattimenti, assedi, battaglie equestri in mezzo a fiumi e foreste. All’interno della colonna, alta 32 metri, una scala a chiocciola sale alla sommità del capitello su cui la statua di Traiano venne nel Cinquecento sostituita con quella di San Pietro.
Colonna di Santa Maria Maggiore
La grande colonna scanalata di marmo cipollino con capitello corinzio alta 14,30 m, è l’unica superstite delle otto che appartenevano alla Basilica di Massenzio. Fu innalzata il 15 aprile 1614 di fronte alla basilica di Santa Maria Maggiore, per volontà di Paolo V da Carlo Maderno, il quale la poggiò su un basamento in marmo e travertino fregiato di aquile e draghi in bronzo. Ma a causa di un falso riferimento archeologico, dovuto al fatto che nel medioevo la Basilica di Massenzio veniva identificata col Tempio della Pace eretto da Vespasiano dopo la guerra Giudaica (70 d.C.), nelle quattro facce della base sono incise altrettante iscrizioni che ne ricordano, erroneamente, appunto, l’appartenenza a quel tempio; di conseguenza la colonna è detta anche colonna della Pace.
La colonna è sormontata da una statua raffigurante la Madonna col Bambino, opera di Guglielmo Berthelot, fusa da Domenico Ferretti nel bronzo ricavato dalle “ferrate” che recingevano l’edicola con la famosa “Pigna” (già nel quadriportico antistante l’antica basilica di San Pietro, oggi nel “Cortile della Pigna” in Vaticano). La doratura della statua venne effettuata da Orazio Censore. Alla base della colonna è collocata la fontana realizzata dal Maderno con la collaborazione di Gaspare de’ Vecchi.