Storie di Roma per bambini: le campane di Roma

Storie di Roma per bambini: le campane di Roma

Campana del Tasso salvata da Garibaldi

Preceduta da una lunga scalinata, la chiesa di S. Onofrio al Gianicolo non presenta una vera e propria facciata. Fondata nel 1419 dal beato Nicolò da Forca Palena, inizialmente come modesto dormitorio, essa ha conservato nel tempo un aspetto “quasi agreste”. E oggi è assai nota non solo per la sua ubicazione in uno dei luoghi più suggestivi di Roma e perché custodisce numerose ed importanti opere di artisti, quali Antoniazzo Romano, il Domenichino, Annibale Carracci, il Cavalier d’Arpino e il Pinturicchio ma è nota anche, e forse soprattutto, perché l’annesso convento che fu l’ultima dimora del grande poeta Torquato Tasso il quale vi si fece condurre per potere “con più sicurezza e devotione prepararsi alla morte, della quale diceva esser presago”. La più piccola delle tre campane del sacro edificio è detta, appunto, “la campana del Tasso”, perché il suo suono, quasi malinconico e suggestivo, accompagnò gli ultimi giorni della infelice vita del poeta, e per suo espresso desiderio ne confortò la lenta agonia e ne annunziò la morte avvenuta a soli 51 anni, il 25 aprile 1595. Durante i fortunosi eventi che si svolsero a Roma dal marzo al giugno del 1849 poco mancò che essa non andasse perduta. Infatti, per fabbricare cannoni, fu dato ordine di requisire le campane e, tra le prime, quelle della chiesa di S. Onofrio che si trovava sulla linea delle operazioni. All’ufficiale che gli si era a tal uopo presentato, l’allibito superiore del convento raccomandò di prendere tutto ad eccezione della piccola campana che aveva suonato l’agonia del Tasso. Ma il militare, che doveva eseguire precise disposizioni, fu irremovibile. Proprio mentre stava per essere messo in atto l’insano proposito, giunse in loco

Giuseppe Garibaldi che insieme ad alcuni esperti stava ispezionando la zona. Il frate rivolse allora un ultimo disperato appello al Generale, il quale, forse commosso dalla triste fine del poeta e dalle lacrime del religioso, ordinò di risparmiare la campana del Tasso. La quale viene ancora oggi indicata agli studiosi e ai turisti che visitano la chiesa, la tomba e la piccola stanza del convento dove si concluse la travagliata vicenda terrena dell’autore della “Gerusalemme Liberata”.

 

Campana della sperduta

Una delle antiche campane della basilica di S. Maria Maggiore oggi conservata in Vaticano e sostituita nel secolo XVIII con un altra donata da papa Leone XIII Pecci (1878-1903) era detta della “sperduta, in ricordo di una giovane pellegrina, la quale, narra la leggenda, recandosi a Roma a piedi nel XVI secolo, fu sorpresa dalle ombre della notte alla periferia della città, nella zona dell’attuale via dei Cessati Spiriti, allora praticamente deserta.

Preoccupata e convinta di non poter agevolmente proseguire il cammino, ella si raccomandò con fervore alla Madonna, e in quel preciso istante udì una campana di S. Maria Maggiore che suonava a due ore di notte (cioè due ore dopo l’Ave Maria). Seguendo quel suono e camminando a passo svelto, la pia donna si ritrovò in breve tempo nei pressi della basilica, e fu salva. Ma la leggenda non dice come abbia fatto la devota pellegrina a superare la porta di S. Giovanni a quell’ora notoriamente chiusa come tutte le altre porte dell’Urbe.