Storie di Roma per bambini: la tomba di Raffaello al Pantheon

Storie di Roma per bambini: la tomba di Raffaello al Pantheon

Nei primi decenni del XIX secolo la tomba di Raffaello fu oggetto di vivacissime polemiche tra studiosi. Di essa, infatti, non si conosceva l’esatta ubicazione. La tradizione ne indicava l’esistenza nel Pantheon ma l’abate Carlo Fea, commissario alle Antichità di Roma, sosteneva, invece, che si trovava nella vicina chiesa di S. Maria sopra Minerva. La questione, che aveva posto a rumore il mondo artistico e letterario, fu portata a conoscenza del Cardinale Camerlengo che autorizzò in proposito ricerche e sondaggi. Ma anche tale decisione diede luogo a varie polemiche tra l’abate Fea, contrario a qualsiasi ricerca, l’Accademia di San Luca, favorevole agli scavi con largo intervento di personaggi pubblici, e i Virtuosi al Pantheon che chiedevano di eseguire segretamente i sondaggi «per timore che le ricerche riuscissero vane». Si decise, infine, di concedere l’accesso ai lavori complessivamente a settantacinque persone, e cioè, «i prelati del Capitolo del Pantheon; lo scultore Giuseppe Fabris che, in mancanza di un presidente, reggeva come tale l’associazione dei Virtuosi; il marchese Luigi Biondi, presidente della società archeologica e quello dell’Accademia di S. Luca, Gaspare Salv. Inoltre un’ assai numerosa rappresentanza dei Virtuosi e degli Accademici, degli Archeologi e dei Commissari per le Belle Arti, ai quali più tardi si aggiunsero: il Cardinale Zurla, Camerlengo di S.R. Chiesa; il Cardinale Rivarola, titolare del Pantheon; il maggiordomo dei Sacri palazzi apostolici e monsignor Grimaldi, governatore di Roma», 

Gli scavi iniziarono il 9 settembre 1833, sotto la direzione degli architetti Ferret e Camporesi, alla presenza del notaio Apolloni, che curò la stesura dei verbali. I primi risultati furono deludenti. Sotto la mensa dell’altare dedicato alla Madonna del Sasso – dove la tradizione indicava la tomba del grande Urbinate – furono trovati, “a quattro piedi di profondità” (m 1,20) molti scheletri e una gran quantità di ossa. Fu deciso comunque di continuare i lavori in altra direzione, e venne premiato l’intuito degli architetti che tentarono un sondaggio dietro l’edicola della Madonna la quale si trovava in corrispondenza di una delle tante casupole allora addossate al Pantheon. Nella cantina di tale casupola fu rinvenuto un piccolo arco privo degli ornamenti marmorei. Tagliato l’arco e penetrati nel cunicolo cui esso dava accesso, scrive il notaio Apolloni, «si è ritrovato un deposito di cadavere che inoltratosi la demolizione e fattosi un lavoro, circa alle diciassette e mezzo, si è presentata la superficie di una cassa di legno subollito di pino, parte della quale si è veduta immedesimata nel cemento della muratura». 

Interrotti a questo punto i lavori e interpellate le autorità competenti, esse autorizzarono subito la continuazione degli scavi e, continua Apolloni, «si è proseguito il taglio della cassa che meglio osservata si è conosciuto essere d’abete, dentro la quale esistevano le ossa di un cadavere giacente con la testa a “cornu Evangelii” della stessa edicola». 

Il ritrovamento della tomba e l’analisi dei resti condotta e confermata dal noto chirurgo Antonio Trasmondi, suscitò un incontenibile entusiasmo e la ressa fu tale da provocare anche incidenti di qualche gravità. 

Fu poi presa la decisione, nonostante alcuni pareri contrari, di risistemare la tomba nel luogo originario che aveva per secoli custodito le ossa del “divino Raffaello”. E tale decisione venne soprattutto per volontà dell’Accademia di San Luca, la quale, nella seduta plenaria svoltasi il 6 ottobre di quello stesso anno, stabilì che «la vera gloria di Raffaello non riposa nelle mortali sue spoglie ma sì nelle immortali sue opere. Che il sepolcro dove presentemente giacciono le sue ossa è nobilissimo e quale Raffaello si scelse dietro l’altare sotto l’immagine della Beata Vergine. Che basta sapere il luogo dove esso è, perché seguitino gli uomini ad onorarlo come si è fatto per oltre tre secoli». Fu consentita la sola sostituzione della cassa di legno con un’arca marmorea. 

Si pensò quindi di celebrare un secondo funerale per Raffaello; e si celebrò con solenni esequie per le quali l’architetto Camporesi disegnò il catafalco. 

Il modesto sepolcro del grande pittore si può ancora oggi ammirare presso l’altare della Madonna del Sasso, alla sinistra del quale venne inciso il famoso distico latino dettato da Pietro Bembo: “ILLE HIC EST RAPHAEL TIMVIT QVO SOSPITE VINCI RERVM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI” (Qui giace quel Raffaello dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose, la Natura, temette di essere vinta, e, lui morto, di morire).