Storie di Roma per bambini: la Bocca della Verità e altri famosi buchi romani
Bocca della Verità: sciopero ad oltranza
Sul lato sinistro del portico della chiesa di S. Maria in Cosmedin esiste una grossa pietra di forma circolare raffigurante una testa di fauno con la bocca aperta. Vi venne sistemata nel 1632, mentre in precedenza era addossata al muro esterno della chiesa. Si tratta, probabilmente, di un chiusino di cloaca, intorno a cui si sbizzarrì la fantasia popolare fino a ricavarne la denominazione di “Bocca della verità” perché, secondo la leggenda, in tempi lontani, chi avesse giurato il falso tenendo la mano destra dentro quella bocca, l’avrebbe ritratta mozzata! Ma la leggenda si arricchisce di un incredibile trucco che recò grave offesa al celebre mascherone e per il quale le mani non vengono più mozzate: la giovane e bellissima moglie di un patrizio romano era stata accusata di adulterio perché durante le prolungate assenze del consorte riceveva furtivamente la visita del suo amante. Venutone casualmente a conoscenza, l’adirato marito non si lasciò intenerire dalle lacrime e non volle credere alla proclamata innocenza della sconvolta fanciulla: pretese invece la “prova” del giuramento davanti alla “Bocca della verità”. Il giorno stabilito per il verdetto, dalla folla di curiosi radunatisi sul posto, si staccò un giovane “sconosciuto” (che era in realtà l’amante della moglie e con il quale essa si era precedentemente accordata), il quale, raggiunta la donna, con prepotenza l’abbracciò e la baciò. I presenti volevano linciare l’intruso, ma ella li supplicò di lasciarlo andar via trattandosi – sosteneva – di un povero matto. Impavida e fiera si avvicinò quindi al mascherone, e ponendogli la mano nella bocca, orgogliosamente disse: “Giuro che nessun uomo mi ha mai abbracciato e baciato, all’infuori di mio marito e di quel giovane demente!”. E la mano rimase intatta, con piena soddisfazione del giovane consorte ma con grave offesa della “Bocca della verità”, la quale, demoralizzata da tanta audacia, da quel giorno non volle più “pronunciarsi” e non chiuse più la bocca per punire gli spergiuri.
Buchi del Colosseo
Secondo un’antica e anacronistica leggenda, i numerosi buchi che si notano nelle pareti del Colosseo sarebbero stati fatti da barbari i quali li avrebbero poi riempiti di polvere da sparo nel tentativo di distruggere l’antico anfiteatro. L’esplosione non sortì però l’effetto desiderato e nacque così la fama della indistruttibilità del monumento; per cui d’allora in poi il Colosseo venne rispettato da tutti gli altri invasori. Si tratta, invece, probabilmente, delle “tracce” delle grappe che i romani usavano nelle costruzioni e che venivano rimosse a lavori ultimati oppure dei “segni” del ferro usato per i perni di collegamento dei blocchi (il ferro, circa 300 tonnellate, venne asportato a cominciare dal medioevo). I buchi o il ferro non erano tuttavia visibili all’origine, in quanto, com’è noto, il Colosseo era interamente rivestito di lastre di travertino, poi in gran parte prelevate e utilizzate nella costruzione di numerosi nobili edifici romani.
Buco dell’allegria
Il vicolo del buco, a Trastevere, prese nome, probabilmente, da un’antica osteria di assai ridotte dimensioni. Ancora oggi, infatti, si usa chiamare “buco” o “buchetto” un locale angusto e il riferimento riguarda quasi sempre un’osteria frequentata da abituali clienti anziani.