Storie di Roma per bambini: il significato di “S.P.Q.R.”
Le famose lettere maiuscole che, accostate diagonalmente e scalinate a banda, figurano, precedute da una croce greca, sullo stemma ufficiale della città di Roma, sono, com’è noto, le abbreviazioni di Senatus PopulusQue Romanus, e stanno ad indicare la somma delle massime autorità della Repubblica Romana, cioè il Popolo e la sua espressione più solenne, il Senato. Questa è l’ipotesi generalmente accettata ma la questione riguardo l’origine e la esatta interpretazione della notissima sigla non è stata mai sufficientemente chiarita dagli studiosi; anzi non si è ancora riusciti a stabilire, con definitiva certezza, la sua vera appartenenza all’epoca romana, tanto più che una ipotesi, non priva di qualche fondamento, farebbe risalire l’emblema a popolazioni soggiogate da Roma; emblema passato poi, con spoglie e trofei, ad uso e consumo dei vincitori.
A tal proposito un’antica leggenda attribuisce la sigla s.p.q.r. ai Sabini, come significativa espressione della loro potenza: “Sabinis Populis Quis Resistet?” AI quale interrogativo i Romani, divenuti forti e dominatori, avrebbero orgogliosamente risposto con le stesse iniziali: Senatus PopulusQue Romanus. La fantasia popolare “lavorò” poi moltissimo su tale sigla ricavandone frasi e frasette varie (“Salus Papae Quies Regni”, “Sanctus Petrus Quiescit Romae”, “Sine Pecunia Quis Recreabitur?”, “Sanctus Pater Quondam Rex”, “Sindacus Piancianus Quondam Republicanus”); e allo stesso popolano del Belli piacque dire la sua: “Soli Preti Qui Regneno”, ultimo semiverso di un sonetto del 1833 che il poeta, per una questione di rima con don Furgenzio completa con categoricamente, per far chiaramente e argutamente intendere «come il potere temporale della Chiesa abbia poi cancellato quello del Senato e del Popolo Romano e si sia preso le loro lettere, come i Romani avevano prima fatto con i Sabini.
E a proposito di interpretazioni, Piero Scarpa, noto studioso di “cose romane”, riferisce il seguente gustoso aneddoto. «Alla morte d’un Papa fu trovato segnato su una parete dei palazzi vaticani l’s.p.q.r. e al di lui successore che ne chiese spiegazione fu così interpretato lo scritto: Sublato Papa Quietum Regnum. ll nuovo pontefice abbozzò un sorriso e allora uno degli astanti si permise di domandare: Sante Pater Quare rides? E il Papa di rimando: Rideo Quia Papa Sum». Ciò dimostra, oltre tutto, che seguendo o invertendo l’ordine delle famose consonanti, era possibile ottenere, specialmente in latino, anche simpatiche “conversazioni”.
Ma l’anti romanità, che esiste forse da quando esiste Roma, volle intervenire perfino sulla famosa sigla e non si lasciò sfuggire l’occasione per ricamarvi sopra epiteti ed appellativi contro i romani; ai cittadini era infatti dedicata l’espressione: “Sono Porci Questi Romani”!