Storie di Roma per bambini: il cannone del Gianicolo

Storie di Roma per bambini: il cannone del Gianicolo

Secondo una ultrasecolare tradizione, il mezzogiorno a Roma è annunciato da un colpo di cannone che si usa sparare da uno spalto sottostante l’ampia terrazza del Gianicolo. Alla “cerimonia” assistono spesso molti turisti e soprattutto numerosi bambini romani, soprattutto la domenica, appositamente portati dai genitori. 

La consuetudine del “botto” risale al 1° dicembre 1847, come risulta dal “Diario di Roma” del giorno precedente: «A maggior comodo del pubblico, affine di ovviare al disordine che può non di rado arrecare il diverso andamento di tanti orologi in questa Capitale, per ordine superiore cominciando da domani un colpo di cannone tirato dal forte S. Angelo annunzierà ogni dì alla popolazione il vero istante e preciso del mezzogiorno, quale appunto dovrebbe essere in pari tempo indicato da tutti gli orologi ben regolati della città». Lo sparo del cannone da Castel S. Angelo dava l’avvio al suono delle campane delle chiese romane. 

Dal 1° agosto 1903 il cannone sparò da Monte Mario (dal punto esatto dove ora sorge l’Hotel Cavalieri Hilton), e dal 24 gennaio 1904 dal Gianicolo. La tradizione, interrotta nel 1939 a causa della guerra, fu ripristinata il 21 aprile 1959 su sollecitazione di vari cittadini e attraverso un appello alle autorità competenti lanciato dal famoso Mario Riva attraverso la popolare rubrica televisiva “Il Musichiere”.

Per il “botto di mezzogiorno”, come lo chiamano i romani, è in servizio un obice 149/12 a fusto mobile strappato al nemico nella prima guerra mondiale, e montato su di un affusto italiano. 

Si tratta di un cannone “buono” che non ha mai fatto un morto. Infatti quando, nel 1918, nuovo di zecca, arrivò in dotazione all’esercito austro-ungarico, la guerra era già finita. 

Requisito come “preda bellica” e trasportato a Roma, finì in un deposito della Direzione dell’Artiglieria dove rimase ben 41 anni fin quando lo tirarono fuori, lo riverniciarono e ingrassarono per essere destinato (in sostituzione di quello precedente mandato in pensione) a sparare il fatidico colpo di mezzogiorno sul Gianicolo.

La detonazione è ottenuta mediante un cartoccio a salve contenente un chilogrammo di polvere nera. 

Il primo “botto”, con un chilogrammo e mezzo aveva mandato in frantumi tutti i vetri dei palazzi della zona! Il colpo parte a mezzogiorno preciso: l’esattezza è determinata da un sistema di collegamenti telefonici e ottici (segnali luminosi sulla torre capitolina), tra Campidoglio e Gianicolo. 

Dal secolo scorso e fino al 1925 il “collegamento” era dapprima con l’Osservatorio astronomico del Collegio Romano, poi con il timpano della chiesa di S. Ignazio dove era collocata un’asta di pino lunga sei metri, lungo la quale – innalzata alle ore 11,56 – una gran palla di vimini dipinta di nero veniva fatta scendere alle dodici in punto: la discesa doveva coincidere con il colpo di cannone. Per i pignoli della tradizione e dell’orologio che spacca il secondo è utile ricordare che il “botto” corrisponde a mezzogiorno preciso al Gianicolo e a Monteverde vecchio; alle dodici e due secondi a piazza Navona, al Vaticano, a piazza Farnese e al Pantheon; tre secondi a Montecitorio, a piazza del Popolo e a piazza di Spagna; quattro secondi al Quirinale; cinque a piazza Barberini; sette al Colosseo e alla Stazione Termini. 

Il tuono di guerra come simbolo di pace (e soprattutto come indicazione dell’approssimarsi dell’ora di pranzo), ispirò a Checco Durante questi brevi e simpatici versi: 

St’usanza che pareva bell’e morta,

è tornata de moda un’antra vorta.

Mo mezzoggiorno a tutte le persone

f’ariviè segnalato dar cannone.

Quanno lo sento penso co’ la mente

a ‘na preghiera che me viè dar core

e mormoro: Signore,

fa’ ch’er cannone serva solamente

per avvertì tutta l’umanità

che st’arivanno l’ora de magnà.

E sarebbe un vero miracolo se l’auspicio del poeta potesse avverarsi in maniera certa e definitiva in tutte le parti del mondo.