Storie di Roma per bambini: gli orologi di Roma
Ciao bambini! Avete mai notato quanti orologi ci sono per le strade di Roma? Oggi vi racconterò la storia dei più famosi e particolari di tutti!
Il più antico è sicuramente l’orologio solare di Augusto. A circa sette metri sotto il livello stradale (ingresso al civ. 48 di via di Campo Marzio), sotto dieci centimetri di acqua limpida, illuminate da una serie di apposite lampade, appaiono grandi lastre di travertino sulle quali, in liste di bronzo orizzontali e verticali come paralleli e meridiani, sono riprodotti i segni zodiacali delle costellazioni dell’Ariete, del Toro, del Leone e della Vergine. Questa è solo una “fetta” del grande orologio solare che si estendeva in un’ampia zona del Campo Marzio compresa tra via della Lupa e piazza S. Lorenzo in Lucina, sotto la cui chiesa era stata già in precedenza scoperta una parte della grande meridiana fatta realizzare dall’imperatore Augusto nel 10 a.C.
Fungeva da gnomone l’obelisco proveniente da Eliopoli, attualmente in piazza Montecitorio, la cui ombra indicava l’ora, il giorno e il mese. Al tramonto del 23 settembre, ogni anno, nel giorno e nell’ora della nascita di Augusto, l’ombra si proiettava sull’ “Ara Pacis”, come omaggio all’imperatore della pace.
Il grande e magnifico “orologio” funzionò, però, soltanto per circa mezzo secolo perché, come riferisce Plinio, venne rovinato dai terremoti e soprattutto dal Tevere che sulle ampie lastre dell’orologio-calendario depositava larghi strati di melma durante le sue allora frequenti alluvioni.
Il più particolare, invece, è sicuramente l’orologio idraulico del Pincio. Si tratta di un idrocronometro, il cui meccanismo, regolato dalla caduta dell’acqua in due piccole coppe a bilanciere, è chiuso entro pareti di vetro, con quattro quadranti sormontati da due campane (la grande per le ore, la piccola per i quarti), costruito dal domenicano padre Giovanni Battista Embriaco e presentato all’Esposizione di Parigi del 1867, dove ebbe un grande successo.
È collocato sopra una scogliera arricchita da una folta vegetazione da cui scendono acque copiose che si versano nel sottostante laghetto artificiale, un tempo reso più elegante dalla presenza di alcuni cigni.
Un orologio simile, dello stesso autore, si trova nel ninfeo di palazzo Guglielmi in via del Gesù, e un altro ancora era nel cortile del palazzo del Ministero delle Finanze in via XX Settembre; ma quest’ultimo è scomparso da diversi anni.
Ma particolare (e anche un po’ strano!) è anche l’orologio barocco che orna il loggiato del cortile del palazzo del Commendatore (com’era un tempo chiamato il Presidente dell’Ospedale di Santo Spirito) che si trova al n. 3 di Borgo S. Spirito. Il quadrante è incassato in un vistoso stemma di tipo gentilizio, sormontato da un cappello cardinalizio (ad indicare, forse, la dignità del Commendatore) con tanto di cordone e di nappini pendenti lateralmente; più in alto la campana racchiusa in una incastellatura di ferro battuto. Questo orologio è il più bello e l’unico, credo, rimasto di quelli che, installati sui pubblici edifici, segnavano ancora le ore “alla romana”, cioè col quadrante diviso in sei ore, anziché in dodici che era, invece, quello detto “alla francese” e il cui uso venne introdotto in Roma nel 1798 nel breve periodo della repubblica franco-romana.
Roma ha anche un orologio matto: verso la fine del XVIII secolo, sulla facciata del “monte della pietà” fu fatto collocare un orologio costruito da un tecnico tedesco assai rinomato. Ma l’orologio non segna mai l’ora esatta. Si narra infatti che l’esperto costruttore, non ritenutosi soddisfatto del compenso, che risultava assai inferiore a quello pattuito, poco prima di consegnare il lavoro finito ne avrebbe alterato i congegni e quindi, per dimostrare ai posteri che ciò non sarebbe avvenuto a causa di imperizia, ma solo per personale vendetta, avrebbe inciso sull’orologio questi due brutti versi: “Per non essere state a nostre patte, Orologio del Monte sempre matte”. La scritta non esiste, né forse è mai esistita. Ma l’orologio è matto davvero.