Storie di Roma per bambini: Donna Olimpia

Storie di Roma per bambini: Donna Olimpia

Energica, ambiziosa e ricca vedova del viterbese Paolo Nini, Olimpia Maidalchini sposò ancor giovane il più anziano Pamphilio Pamphilj, che la rese presto vedova per la seconda volta. E allora, pur essendo a tutti nota la sua avarizia, ella decise di aiutare economicamente nell’ascesa al soglio pontificio il cognato, il cardinale Giovanni Battista Pamphilj, convinta che il suo “sacrificio” sarebbe stato poi adeguatamente ripagato. E così fu. Donna Olimpia, infatti, non solo riuscì a far eleggere papa il proprio congiunto, che assunse il nome di Innocenzo X (1644-1655), ma riuscì, perfino, a conquistarne la fiducia illimitata, la qual cosa le consentì di influire in maniera determinante in molte decisioni importanti, soprattutto in materia d’arte, di costruzioni e di tassazioni. E a causa del suo evidente strapotere il popolino la chiamò “Cardinal padrone”, mentre la mordace lingua di Pasquino e la penna dei più malevoli cronisti dell’epoca le attribuirono il titolo di “Papessa”, qualificandola olim pia nunc impia (“un tempo devota, adesso empia”), con ciò insinuando anche qualche sua possibile “incursione” nel talamo papale. Eventualità però categoricamente esclusa dalla critica moderna, con qualche giustificata riserva. È certo, però, che a causa del suo notevole ascendente sull’anziano pontefice, ella poteva avere da lui tutto ciò che voleva. Per cui ambasciatori, artisti, cardinali e tutti quelli che ne avevano bisogno ricorrevano alla sua intercessione per ottenere favori dal papa. E tutti la ossequiavano e tutti le offrivano ricchi doni (che ella assolutamente non disdegnava ma che apertamente mostrava di gradire) per poter svolgere opera di convinzione presso sua santità. Lo stesso Bernini, per ottenere la commissione della fontana dei Fiumi in piazza Navona, fu costretto ad entrare nelle simpatie di Donna Olimpia regalandole un modello della fontana in argento massiccio alto circa un metro e mezzo. E proprio a proposito della ‘ inesauribile sete di denaro da parte della cognata del papa, venne diffusa in Roma la seguente “pasquinata”: 

Per chi vuol qualche grazia dal sovrano

aspra e lunga è la via del Vaticano; 

ma se è persona accorta,

corre da Donna Olimpia a mani piene

e ciò che vuole ottiene.

È la strada più larga e la più corta. 

E con tale sistema la “donna papale” (che aveva applicato anche una speciale tassa alle prostitute che volevano godere della sua personale protezione) ebbe la possibilità di accumulare ingenti ricchezze, alle quali aggiunse argenterie, suppellettili e quant’altro riuscì a sottrarre al palazzo apostolico, compreso il contenuto di due casse piene di monete d’oro che erano nascoste sotto il letto del papa e che ella fece prelevare subito dopo la morte del pontefice. Ma quando le fu chiesto di sostenere le spese per i funerali del cognato, il cui cadavere giaceva da giorni abbandonato in un magazzino in attesa delle esequie solenni, ella se ne astenne dichiarando di essere solo una povera vedova, non in grado, insomma, di provvedere a quanto richiesto. Di fronte a una sfrontatezza del genere, e non solo, il nuovo papa Alessandro VII, Chigi (16551667) non la volle più a Roma e la fece relegare ad Orvieto, ove, per scampare alla peste del 1656, ella si ritirò nel suo feudo di S. Martino al Cimino, dove morì, proprio di peste, l’anno successivo.