Storie di Roma per bambini: archi di Roma pt.1

Storie di Roma per bambini: archi di Roma pt.1

Arco di Basile

Venne detto “Arco di Basile” uno dei passaggi monumentali più noti dell’acquedotto Neroniano (diramazione dell’acquedotto Claudio) che si trovava – ed è ancora oggi parzialmente visibile – all’ingresso del Campus Lateranensis, verso il lato destro della facciata principale dell’odierno ospedale di San Giovanni. Contrariamente a quanto riferiscono alcuni studiosi, l’arco non ebbe nulla in comune con la scomparsa chiesa di San Basilio o S. Basilide ricordata nella biografia di papa Leone III (795-816); esso è citato per la prima volta, quattro secoli dopo l’edificazione della chiesa, in una bolla di Innocenzo III, Conti (1198-1216) del 12 dicembre 1211 (“Arcus Iohannis Basilii”) e una seconda volta con la stessa denominazione è menzionato nell’Inventario di Nicola Frangipani (ca. 1300). Successivamente appare indicato in modo abbreviato: “Arcus Basilii” e quindi Arco di Basile. A questo punto è necessario precisare che all’imperatore Nerone vengono attribuiti vari luoghi di sepoltura in Roma, tanto è vero che risulta difficile convincere i romani a credere che il sepolcro di Publio Vibio Mariano sulla via Cassia non è la Tomba di Nerone mentre è del tutto dimenticato il fatto che egli venne effettivamente sepolto alle falde del Pincio, dove ora sorge la chiesa di Santa Maria del Popolo. Ma, tra le varie indicazioni di tombe, risulta davvero stupefacente la scoperta di Arturo Graf, il quale, trattando l’argomento di Roma nel Medioevo, cita il libro di un tal fra Giovanni Russo nel quale si afferma nientemeno che il corpo dell’imperatore “jacet propter Lateranum super arcum Basilii”: il povero Nerone, insomma, appena morto avrebbe spiccato un salto di otto metri per sistemarsi in eterno sull’arcata più importante dell’acquedotto che egli aveva fatto costruire per rifornire di acqua la sua splendida Domus Aurea! 

 

Arco dei Borgia

È con tal nome che viene comunemente indicato il passaggio ad arco ricavato sotto il palazzo detto dei Borgia che unisce l’omonima salita alla sottostante via Cavour. Si trova nel Rione Monti. La salita dei Borgia collega via Leonina a via Cavour passando sotto l’arco dell’omonimo palazzo la cui origine risalirebbe al XIII secolo. Secondo la tradizione popolare la casa sarebbe stata abitata da Vannozza dei Cattanei, amante del cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI (1492-1503). In realtà l’edificio, oggi sede dell’Istituto Centrale del Restauro, appartenne ai Cesarini e poi ai Margani. La facciata che prospetta sulla via Cavour è ornata da una bella loggia con finestra ad arco in forma di serliana detta balcone di Vannozza.

 

Arco di Portogallo

Esisteva presso l’attuale palazzo Fiano un arco di tal nome, così detto perché prossimo alla residenza dell’ambasciatore del Portogallo. Secondo un’antica leggenda sotto le fondamenta dell’arco si sarebbe trovato un importante tesoro e che uno straniero avrebbe ottenuto dal papa Pio IV Medici (1559-1565) l’autorizzazione a scavare per riportarlo in luce, ma che i romani lo avrebbero cacciato via in malo modo non consentendogli il recupero. L’arco venne demolito circa un secolo dopo (1662) in seguito ai lavori di ampliamento e di sistemazione del Corso, come è ricordato in un’iscrizione posta nel palazzo in angolo con via della Vite, ma del favoloso tesoro, del quale non si era perduta memoria, non si trovò alcuna traccia.