POPPEA: la moglie dell’Imperatore Nerone

Poppea Sabina nacque nel 30 d.C. da Tito Ollio e Poppea Sabina maior; diversamente da come era consueto fare, prese il nome dall’avo di sua madre Poppeo Sabino e non da suo padre, poiché il vecchio parente aveva avuto una carriera politica più onorevole. A soli sedici anni perse la madre. Poco tempo dopo l’accaduto, nel 47 d.C., Sabina andò in sposa Rufrio Crispino, al quale diede un figlio. La giovane donna, però, ebbe giusto il tempo di sperimentare la vita del matrimonio che subito si ritrovò tra le braccia del suo primo amante: Marco Salvio Ottone: giovane, bellissimo e grande amico dell’imperatore Nerone.

Divorziato Crispino, Sabina sposò Ottone. Secondo molti storiografi romani, questo matrimonio aveva evidentemente un secondo fine, ovvero l’avvicinamento di Sabina a Nerone.

Il loro primo incontro avvenne per volere di Nerone durante una cena, il quale, stuzzicato dalla bellezza e dal fascino della donna che Marco Salvio Ottone descriveva con tanta passione, chiese che fosse portata al suo cospetto. Sabina si fece attendere, ma quando si presentò sulla porta calò il silenzio: era alta, aggraziata e aveva un velo a coprirle il volto che le lasciava scoperti soltanto i profondi occhi neri. Il marito la accompagnò al banchetto conviviale facendola passare davanti a Nerone e a lei bastò uno sguardo per capire l’ascendente che aveva acquisito su di lui. Dopo essersi sdraiata, si tolse il velo, sorrise e fissò gli occhi sull’imperatore come a dirgli: “guardami, non c’è donna più bella di me”.

Venne imposto il silenzio e Nerone, che non riusciva a sua volta a togliere gli occhi di dosso a Sabina, cercando di essere disinvolto disse: “Ottone è un bugiardo, la tua bellezza non è pari alla tua fama”.

Al che la donna, rivolgendosi al marito, ma continuando a guardare Nerone disse un po’ delusa: “Hai sentito, Marco Salvio?” E poi, diretta all’imperatore: “Sinceramente non sono così bella come afferma Ottone?”… “No, molto di più” le rispose lui; quindi fece un gesto ampio con il braccio come quando si accingeva a declamare e iniziò: “Qual Venere divina…” ma la memoria gli venne meno e rimase in silenzio con il braccio teso. Rinunciò all’impresa e, rivolto a Poppea Sabina, le confidò: “La tua bellezza mi inaridisce la gola, e un fuoco…” e si bloccò di nuovo.

Questo fu solo l’inizio della loro tortuosa storia. Da quel giorno Sabina iniziò ad adulare l’imperatore e a comportarsi come se fosse incapace di resistere al suo fascino, facendo contemporaneamente terra bruciata dei suoi consiglieri e dei suoi affetti – compresa Giulia Agrippina, sua madre, la quale non approvava il loro rapporto. Però, una volta fatto innamorare follemente il principe, la donna iniziò a mostrarsi sdegnosa, per farsi bramare sempre di più: quando Nerone le chiedeva di restare una o due notti, lei gli rispondeva che era una donna sposata, che non poteva rinunciare al suo perfetto marito e che nel suo matrimonio aveva trovato la migliore vita che potesse mai desiderare.

Allora Nerone, ingelosito, ordinò che Marco Salvio Ottone venisse prima bandito dalla corte, poi dai ritrovi frequentati dalla stessa e infine che venisse mandato a governare la Lusitania – una regione della penisola iberica, nella quale rimase per oltre dieci anni.

Tolto di mezzo il rivale in amore, fu il turno della madre: una notte Nerone mandò degli uomini fidati ad ucciderla nella sua stessa villa. Il giorno dopo venne aiutato da Seneca a scrivere una lettera per il Senato in cui sosteneva di aver ordinato l’infausto atto perché un uomo, mandato dalla madre, aveva tentato di assassinarlo – naturalmente era tutto falso. Ora l’unica persona rimasta a fare da ostacolo alla coppia era Ottavia, l’attuale moglie, casta e pubblicamente amata dal popolo.

Nerone la ripudiò per sterilità e solo dodici giorni dopo sposò Poppea Sabina.

Nel 62 d.C. nacque la loro prima figlia. Il Senato, adulatore, dispose preghiere pubbliche, cerimonie di ringraziamento, fece costruire un tempio alla Fecondità e fece nominare Poppea Sabina Augusta. In più, Ottavia, accusata di adulterio, venne esiliata a Pandataria (l’attuale Ventotene) e uccisa poco tempo dopo. Tutto sembrava andare per il verso giusto quand’ecco che, ad appena quattro mesi, la bambina morì.

Sia Poppea che Nerone ne rimasero sconvolti ma trovarono conforto nella vita pubblica che tanto amavano.

Come se il decesso della bambina fosse stato un presagio di qualcosa di più grave, solo due anni dopo, nel 64 d.C., si abbatté su Roma “il più grave e terribile disastro che la città avesse mai sofferto per la violenza del fuoco”: per nove giorni, dal 19 al 28 luglio, la città bruciò ininterrottamente, senza che nessuno potesse fare niente. Delle quattordici regioni in cui era divisa la città, tre vennero completamente distrutte e sette furono ridotte a macerie.

Nerone fu accusato di essere l’autore del disastro; d’altronde non era mai stato ben visto dal popolo: aveva ucciso la madre e la (ex) moglie e spesso ridicolizzava la sua carica andando in scena come un attore qualunque.

Un anno dopo venne organizzata una congiura ma lui la scoprì prima che potesse succedere qualcosa; vennero mandati a morte tutti i suoi membri, compreso il fidato maestro Seneca.

Nel 65 d.C., Poppea rimase incinta di un secondo figlio. Ormai però la fortuna le aveva voltato le spalle: morì a causa di Nerone, che “vittima di un improvviso scoppio d’ira […] la colpisce con un calcio nel ventre pregno”. Il suo corpo, contrariamente al costume romano, fu imbalsamato con essenze odorifiche e posto nel mausoleo della famiglia Giulia in Campo Marzio. Suo marito, che l’aveva uccisa, ai suoi funerali volle pronunciare “l’elogio della sua bellezza e del fatto che era madre d’una bambina divina, nonché degli altri doni della fortuna, che per lei tenevano luogo di virtù”.

…Storia un pò particolare, non trovate? L’ho voluta raccontare per parlare anche dell’Imperatore Nerone, colui che vide Roma in fiamme nel terribile incendio del 64 d.c.

Io ne parlo molto nel mio tour del Colosseo per bambini. Venite con me a scoprirlo!

Ciao

Giovanna

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