Petrolini

Memoria storica di Roma: Ettore Petrolini

Ettore Pasquale Antonio Petrolini, nato nella storica via Giulia, è cresciuto in via Baccina nel rione Monti. Il padre, fabbro di professione, era un uomo severo e non accettò mai l’istrionica indole artistica del figlio che con il suo spirito ironico e autoironico fece della parodia il suo cavallo di battaglia.

Infatti non bastarono nemmeno tre diversi riformatori a soffocare quell’indole anticonformista e beffarda di Ettore che egli, invece, riuscì a coltivare e trasformare in arte attraverso il teatro.

Quando si esibiva sul palcoscenico si dimostrava vanitoso tanto da dare continuità allo stereotipo del romano presuntuoso e un pò spaccone.

In realtà era consapevole che un attore di varietà doveva caratterizzarsi per uno stile originale e sempre nuovo, così la sua ironia, a volte, raggiungeva il grottesco.

Raggiunse il successo nel 1910 all’Ambra Jovinelli dove resta per due anni per poi essere scritturato dalla Sala Umberto.

Nel 1915 costituisce la Compagnia di grandi spettacoli di varietà Petrolini, che mise in scena le prime riviste petroliniane: Venite a sentire Zero meno zero!

Intensa fu anche l’attività cinematografica e nel 1930 fu protagonista di Nerone di Alessandro Blasetti, un lungometraggio in cui presenta i suoi personaggi più noti: Gastone, Nerone, Pulcinella e con grande originalità e sperimentalismo si rivela al pubblico anche nelle fasi “dietro le quinte”.

Prezioso fu il contributo che egli diede nell’ambito della produzione dialettale romana come attore anche se riscosse maggiore successo come interprete.

Ettore Petrolini incise anche due dei più noti stornelli romani: Gita ai Castelli Tanto pe Cantà.

Quest’ultima è un brano apparentemente scansonato, voce di una gioventù spensierata che sogna di girare il mondo per conoscerlo meglio. Il testo parla infatti di “una canzone senza titolo”, scritta e cantata con lo spirito di sollevarsi l’anima da un primo amore che si è rivelato bugiardo.

Il brano otterrà uno straordinario successo nel 1970 grazie all’interpretazione di un altro grande esponente della romanità, l’attore Nino Manfredi, ospite al Festival di San Remo.

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