La storia dei fratelli Valan: i fornai del papa e del re!

La storia dei fratelli Valan: i fornai del papa e del re!

Ciao bambini! Oggi vi voglio raccontare la sfortunata storia dei fratelli Valan, due fornai bravissimi nel loro lavoro che però mancavano un po’ di arguzia…

Dopo il 1870, dalla natia Maniago cittadina dell’alta pianura veneta, i due fratelli Valan, fornai di professione, iniziano la loro attività in un ampio locale di via dei Condotti n. 79.

Alla panetteria si può acquistare «pane di birra, bianco, bruno di segola, biscotti, Plonchechs, etc…», come risulta dalla loro carta intestata che evidenzia, con tanto di stemma, la qualifica di “fornitori della reale Corte d’Italia e della Corte pontificia”. Gli affari vanno a gonfie vele, la clientela italiana e straniera aumenta continuamente e così pure il personale e i prodotti: chifel, grissini, panini di Vienna, che i romani d’allora non conoscono neppure di nome!

Una mattina si presenta al negozio un signore biondo, giovane, assai distinto e chiede al proprietario la cortesia di poter lasciare per qualche ora una elegante valigetta di pelle.

Il signor Valan annuisce distrattamente e il biondino gli raccomanda di tenerla al sicuro perché contiene “cose di valore”.

Poco dopo mezzogiorno torna il signore biondo.

A quell’ora ci sono pochi clienti; Il giovane chiede gentilmente al fornaio di continuare a trattenere la valigetta fino a sera e aggiunge a bassa voce che non intende girare per Roma portando appresso gioielli per un valore di oltre mezzo milione di lire…Una cifra astronomica per quei tempi!

Spiega che si trova in difficoltà con il suo socio: non vanno d’accordo, perciò hanno deciso di dividersi e di dividere il capitale. I gioielli, però, non sono facilmente divisibili e l’unico sistema di divisione esatta è quello di cambiarli in denaro contante per poter far parti uguali. Sempre confidenzialmente aggiunge che sono giunti appositamente da Milano in cerca di un acquirente facoltoso disposti, pur di far presto, ad effettuare un grosso taglio, addirittura di centomila lire, sull’importo!

Il signor Valan intuisce l’affare e comincia a riflettere. Si mostra piuttosto interessato e disponibile.

Giunge intanto l’ora della chiusura: i garzoni escono e i due, chiusa a chiave la vetrina dall’interno, si trasferiscono nel retrobottega.

La valigetta contiene in effetti numerosi splendidi gioielli, tutti descritti in un lungo elenco, con l’indicazione del valore di ciascuno di essi. Il biondino dice di voler fare le cose per bene e consiglia al fornaio di rivolgersi a competenti orafi romani per far stimare almeno alcuni dei gioielli più importanti. Si congeda col patto di ritornare il giorno successivo alla stessa ora per concludere l’affare.

L’esito della stima eseguita da orafi di fiducia dà risultati straordinariamente sorprendenti. Alcuni pezzi risultano di valore anche superiore a quelli indicati nell’elenco.

Il contenuto della valigetta per quattrocentomila lire è, insomma, un’occasione da non lasciarsi sfuggire, ma il signor Valan vuol speculare il più possibile sull’operazione.

La necessità di concludere presto l’affare da parte dei due soci e il dubbio che il tesoro non fosse di provenienza proprio limpida gli consigliano di calcare un po’ la mano sul prezzo.

Il giorno dopo, all’ora stabilita, torna il biondino con l’amico.

Il fornaio taglia corto e dice loro che i gioielli non valgono più di duecentocinquantamila lire, la cifra massima che è disposto a Pagare. I due fanno gli offesi per la incredibile valutazione, discutono tra loro, chiedono e ottengono la restituzione della valigetta. L’amico esce mentre il biondino cerca ancora di convincere il signor Valan: «arrivi almeno a 350 mila lire, è un grosso affare per lei»! Ma il fornaio non cede e l’amico, rientrato, sollecita il collega a non perdere ancora tempo in chiacchiere inutili.

Alla fine, dopo ulteriori discussioni ed insistenze, si mettono d’accordo per 300.000 lire.

Il signor Valan consegna i bigliettoni e la valigetta viene restituita.

I due escono senza fretta, borbottando, insoddisfatti.

Soddisfattissimo per l’affare concluso è invece il fornaio, il quale, rimasto solo, vola verso il retrobottega per ammirare con tutta tranquillità i suoi gioielli.

Apre con delicatezza l’elegante valigetta di pelle e vi trova… un mucchietto di sassi, accuratamente incartati!… il Signor Valan: “panettiere della reale Corte d’Italia e della Corte pontificia” era stato bellamente truffato!

…Avreste mai immaginato che la storia si concludesse così?

Scrivetemi nei commenti cosa avreste fatto al loro posto!

Vi aspetto alla prossima 😊