Di Giulia Agrippina nacque nel 15 d.C. da Agrippina maggiore e Germanico Cesare. Passò l’infanzia ad ascoltare i racconti della madre sui suoi illustri avi, quelli della dinastia Giulio-Claudia, ma appena raggiunse l’età da marito – tredici anni – venne fatta sposare dalla moglie dell’imperatore Tiberio con Gneo Domizio Enobarbo, un uomo crudele e molto più vecchio di lei.
Il matrimonio, in realtà, venne architettato in modo che la ragazza potesse scampare alla furia omicida di Seiano, braccio destro di Tiberio (ormai in esilio volontario) e bramante di potere, poiché vedeva negli ultimi rimanenti della dinastia Giulio-Claudia gli unici ostacoli che lo separavano dal trono.
Questa decisione non si rivelò altro che giusta: dopo poco tempo Giulia Agrippina vide prima incarcerare e poi uccidere la madre e due dei fratelli rimasti mentre a lei non venne torto un capello.
L’unico fratello che ebbe salva la vita, Gaio, riuscì ad entrare nelle grazie di Nerone e divenne l’amante della moglie Ennia Nevia sotto gli occhi condiscendenti del marito.
Seiano, invidioso della sua posizione, iniziò a diffondere voci sul suo conto e su quello delle sue sorelle. Fu solo la prima delle tante volte in cui Giulia Agrippina venne accusata di licenziosità.
Morto Tiberio nel 37 d.C., Gaio (Caligola) riportò a Roma la sua salma e venne proclamato imperatore. Alla notizia del decesso, Gneo Domizio Enobarbo tornò a Roma e la sera stessa del suo rientro lui e Giulia Agrippina concepirono il loro primo figlio a cui venne dato il nome di Lucio.
Per un breve periodo, Giulia Agrippina e la sorella vennero esiliate insieme sull’isola di Ponza poiché accusate di farsela con due sospetti congiurati. Fortunatamente, però, la sua permanenza sull’isola durò solo qualche anno perché appena salì al trono Claudio, lo zio eletto imperatore dai pretoriani dopo l’uccisione di Caligola (avvenuta nel 41 d.C.), venne sospesa la condanna e loro poterono ritornare a Roma.
Durante il suo esilio, inoltre, era morto anche il marito Gneo Domizio Enobarbo, così, tornata a casa, trovò ad attenderla soltanto il figlioletto Lucio, che a quel tempo aveva appena tre anni. Senza una casa dove stare – la sua era stata messa all’asta quando venne esiliata – prese il bimbo e si fece ricevere dall’imperatore, al quale chiese gli venisse data la casa inabitata di qualche suo avo. Così andò a vivere nella villa sul palatino della bisnonna Livia Augusta.
Dopo essersi sistemata il meglio che poteva, arrivò il momento di risposarsi e così nel 41 d.C. convolò a nozze con un parente diretto dell’illustre storico Sallustio, Caio Sallustio Passieno Crispo.
Il matrimonio, unicamente dettato dai soldi, era avvenuto grazie all’imperatore che li aveva fatti conoscere essendo, oltre che zio di Giulia Agrippina, grande amico di Sallustio Passieno Crispo. Senza avvenimenti degni di nota, il loro matrimonio finì nel 47 d.C. con la morte del marito.
Accadde un colpo di fortuna. Messalina, la moglie dello zio imperatore Claudio, era appena stata condannata a morte per sospetta congiura e lei, che, in quanto nipote dell’imperatore, poteva vederlo quando e quanto preferita, si ritrovò senza avversarie.
I due si sposarono nel 49 d.C. con una cerimonia estremamente suntuosa; tra i vari riti, Claudio pretese che venissero fatti dei sacrifici propiziatori presso il bosco sacro di Diana al fine di espiare il peccato d’incesto.
Regnò da vera imperatrice, in modo austero e impeccabile; fece creare una guardia di germani scelti unicamente lei, che spesso sfilava nelle vie di Roma accompagnata da musica – e che il popolo adorava. In senato i suoi sostenitori proposero di darle, in quanto figlia dell’illustrissimo Germanico, il nome di Augusta; stesso trattamento venne riservato all’unico figlio in quanto discendente dello stesso.
La morte dell’imperatore avvenne in circostanze sospette e vennero tramandate due diverse versioni: che Augusta gli avesse fatto mangiare dei funghi avvelenati o che, dopo che Claudio si fu ingozzato di cibo, il medico lo aiutò a vomitare ma gli toccò la gola con una penna avvelenata (datagli dalla moglie). Nelle sue memorie, Augusta scrive: “Se la volontà può uccidere, io l’ho ucciso. Anche lui voleva la mia morte, solo che la sua volontà zoppicava come la sua gamba malferma. È morto per ingordigia. Io l’ho assecondato, incitato, spiato in una sfida mortale scegliendo vini e cibi di cui era più ingordo; e lui mi guardava mentre si ingozzava e beveva copiosamente – quei suoi occhi che erano divenuti acquosi, complici, impudenti e impermaliti, quasi volessero scoprire fino a quale limite io avrei continuato a provocarlo… Sì, è morto per ingordigia. Forse lui stesso lo voleva, lasciando che io, presa nel gioco, lo istigassi al punto di ricercarla come la più raffinata delle soluzioni”.
E’ anche probabile, però, che la morte di Claudio venne causata da Nerone, ormai imperatore, sotto consiglio dell’ormai fidatissimo Seneca: non solo, infatti, appena l’imperatore morì, il poeta gli dedicò un libretto satirico, rimarcando l’astio nei suoi confronti, ma Germanico, l’unico erede legittimo dell’ex-imperatore, fece la stessa identica fine solo due anni dopo, proprio durante il suo impero.
Naturalmente i due approfittarono delle circostanze per allontanare dal trono un’altra figura minacciosa, Augusta, incolpandola di essere stata l’autrice dell’atroce atto – d’altronde non aveva riservato lo stesso trattamento al marito? Così, accusata della morte di Germanio, alla donna vennero tolte la guardia germanica e le guardie del corpo che le spettavano in quanto madre dell’imperatore; poi venne obbligata a lasciare il palazzo e a trasferirsi nella domus appartenuta alla nonna Antonia.
Rimasta sola, prima Seneca e Nerone cercarono di accusarla di congiura, ma non ci riuscirono.
Si diresse quindi a Baia accettando l’invito del figlio, pienamente cosciente che sarebbe stata la sua condanna a morte. Qui, dopo una suntuosa accoglienza, il figlio la fece salire su una nave che l’avrebbe fatta navigare sul lago dandole, al momento opportuno, la morte: il soffitto della sua cabina, fatto di piombo, sarebbe dovuto crollare su di lei, schiacciandola e affondando la nave, così che celasse i dettagli della faccenda, ma tutto andò storto: il soffitto venne retto dalle alte sponde del letto e, nonostante la donna si buttò in mare terrorizzata dall’avvenimento, riuscì a nuotare a riva senza farsi scoprire.
La notizia però fece presto il giro della costa e, arrivata a Nerone, lo convinse che fosse necessario mandare un sicario ad uccidere la madre.
Il motivo – o meglio, la scusa – da presentare in senato: che fosse stata la madre ad aver mandato un uomo ad ucciderlo.
Così Giulia Agrippina venne raggiunta nella sua villa dagli uomini di Nerone e, dopo essere stata colpita al capo, si fece avanti Aniceto, l’uomo scelto dell’imperatore per ucciderla.
Nonostante fosse ferita e sanguinante, la donna guardò con disprezzo il carnefice e poi, indicando con le mani il suo ventre, gli disse: “Colpisci questo che ha generato Nerone”.
…Storia un pò particolare, non trovate? L’ho voluta raccontare per parlare anche dell’Imperatore Nerone, colui che vide Roma in fiamme nel terribile incendio del 64 d.c.
Io ne parlo molto nel mio tour del Colosseo. Venite con me a scoprirlo!
Ciao
Giovanna
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