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A caccia di Angeli nella Roma dei bambini!

Avete mai fatto caso bambini, girando per la città di Roma, a quanti angeli ci sono sparsi in giro? Ognuno di questi ha la sua storia. Oggi ho scelto di raccontarvi quella di alcuni dei più famosi.

I due splendidi angeli (uno con la corona di spine, l’altro con il cartiglio) che si ammirano ai lati del presbiterio della chiesa di S. Andrea delle Fratte, sono autentici capolavori di Gian Lorenzo Bernini. Essi non si trovano però nella destinazione originaria: l’artista infatti li eseguì per la decorazione di ponte S. Angelo, ma – narra la leggenda, e molti studiosi ne confermano l’autenticità – parvero talmente belli a papa Clemente IX Rospigliosi che volle prudentemente proteggerli dalle intemperie facendoli porre al riparo nell’antica chiesa del rione Colonna, mentre sul ponte vennero collocate le copie eseguite da Paolo Naldini e dallo stesso Bernini con la collaborazione del suo allievo Giulio Cartari.

La storia vera è però diversa da quella leggendaria. Infatti il papa (o più probabilmente un suo nipote), dopo aver visto le due pregevolissime opere nella bottega dell’artista, le sottrasse alla destinazione sul ponte per spedirle a Pistoia. Ma, morto troppo presto Clemente IX, più nessuno si decise a farli partire; così restarono a palazzo Rospigliosi fino al 1729 allorché Prospero Bernini, nipote di Gian Lorenzo e figlio di Paolo, forse riacquistandoli, li donò a S. Andrea delle Fratte, la chiesa quasi di fronte al palazzo Bernini, nella quale “per 40 anni il Cavaliere di buon mattino era andato ad ascoltare la Messa!”.

Un altro angelo molto famoso è sicuramente quello di Castel Sant’Angelo.

La sua presenza sulla sommità dell’edificio è legata ad un’antica leggenda, secondo la quale nell’anno 590 mentre infieriva in Roma una grave pestilenza, papa Gregorio Magno (590-604) partecipò a una solenne processione penitenziale.

Appena il corteo giunse in prossimità della Mole Adriana, papa Gregorio, rivolgendo casualmente lo sguardo verso la parte alta del castello, ebbe la visione di un angelo nell’atto di ringuainare delicatamente la spada.

Il prodigio venne subito interpretato come segno celeste della fine dell’epidemia. E così fu.

Da allora il mausoleo imperiale cominciò ad essere chiamato Castel S. Angelo e, a ricordo della visione, nel XIII secolo, sullo spalto più elevato della Mole, fu collocato un angelo raffigurato nel momento in cui rinfodera la spada.

La statua, posta in loco in data anteriore al 1277, venne distrutta durante un assalto al castello avvenuto nel 1379.

Il secondo angelo vi fu collocato settantaquattro anni dopo. Infatti, nel gennaio 1453 venne incaricato l’artigiano Jacomo da l’Aquila di costruire un nuovo angelo per il Castello.

Durante il pontificato di Alessandro VI, Borgia (1492-1503) questo angelo marmoreo, con alcune parti metalliche, saltò in aria! Ne riferisce i particolari il cerimoniere pontificio Giovanni Burckhardt annotando, in data di domenica 29 ottobre 1497: «Verso l’ora XIV una folgore, oppure un tuono, con un colpo solo bruciò la torre superiore e principale di Castel S. Angelo; le polveri che stavano lassù per la munizione del detto Castello scoppiarono, per cui tutta la parte superiore della torre comprese le mura ed il grossissimo angelo marmoreo furono totalmente ed a grande distanza scagliati…».

L’angelo venne subito sostituito con un altro in bronzo dorato, ma pochi anni dopo, nel 1527, fu destinato alla fusione, probabilmente per ricavarne cannoni per sconfiggere i Lanzechenecchi.

Nel 1544 il pontefice Paolo III, Farnese (1534-1549) affidò a Raffaello da Montelupo l’incarico di eseguire un angelo marmoreo di grandi dimensioni, e alla fine dello stesso anno il nuovo angelo veniva innalzato sul castello.

Al tempo di papa Benedetto XIV, Lambertini (1740-1758), il castellano Giovanni Costanzo Caracciolo Santobono convinse le autorità a sostituire l’angelo danneggiato sia dalle intemperie che da oltre due secoli di età… Infatti, fu “collocato a riposo” e si può ancora oggi vedere nel “cortile dell’Angelo” o “delle palle” (così detto dalla notevole quantità di palle da cannone, di marmo e di granito, che vi sono raccolte e ordinate secondo i calibri e che costituivano le munizioni della fortezza).

AI posto dell’angelo precedente, nel 1752 venne collocato quello bronzeo attuale, opera dello scultore fiammingo Pieter Van Verschaffelt (1710-1793), fusa da Francesco Giardoni, che nel 1798 i francesi dipinsero con i colori repubblicani bianco, rosso e azzurro.

Cosa ne pensate voi? Scrivetelo nei commenti.

Vi aspetto alla prossima e non dimenticate di leggere l’articolo su Giulia, la figlia del primo imperatore di Roma: Augusto!

Ciao

Giovanna

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